Un’opera di bene e benessere, frutto di una forte collaborazione di natura pubblico-privata, germogliata in una giornata inaugurale ricca di emozioni e soddisfazioni che segna un passo avanti fondamentale per la sanità bergamasca. Sabato 20 aprile 2024 è stato tagliato il nastro del nuovo polo oncologico della Casa di Cura San Francesco, che ha concretizzato un progetto pubblico-privato voluto dalla stessa Casa di Cura e dall’ospedale Papa Giovanni XXIII con il decisivo supporto e sostegno dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo. Un intervento più che mai necessario, visto l’aumento (purtroppo) considerevole di pazienti con patologie tumorali.
Partiti in via sperimentale con un servizio di oncologia in Day Hospital, con 3-4 pazienti al giorno, nel giro di un anno si è arrivati a una media di 12-13 accessi con tempi di attesa per iniziare il trattamento oncologico di circa 10 giorni. Le postazioni (7 poltrone e due letti), nelle quali avviene l’infusione della chemioterapia, nel giro di pochi mesi sono salite a 11 in spazi più ampi e rinnovati. Si tratta degli ex locali del laboratorio dove, dopo il trasloco dello stesso alla Palazzolo, si è liberato un ambiente molto spazioso e nel quale è stato realizzato un open space altamente funzionale ai trattamenti previsti. Ora in totale vi sono 14 posti per la chemioterapia e 12 posti letto.
L’opera ha richiesto un intervento da 150mila euro, cifra alla quale l’Accademia dello Sport per la Solidarietà ha contribuito con 90mila euro. Un valore frutto della somma di risorse proprie (circa 20mila euro), dei fondi raccolti in occasione delle cene natalizie del Volley Bergamo 1991, dell’azienda Pedretti Serramenti e della stessa Accademia, a cui si aggiungono i finanziamenti privati di Roby Facchinetti e degli europarlamentari della Lega Angelo Ciocca e Matteo Zanni.
Durante l’inaugurazione di sabato 20 aprile erano presenti tanti amici, volontari, benefattori e autorità che hanno sostenuto il progetto, rendendolo una vera sinergia. Ha onorato i presenti della sua visita anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, insieme ad altre importanti autorità regionali.
L’introduzione è stata affidata a Monsignor Giulio Dellavite, che ha portato le felicitazioni del Vescovo Francesco Beschi per l’iniziativa. “Se il cancro è una cellula che mangia le altre, qui stiamo facendo l’opposto: tante piccole cellule di generosità che si sono unite affinché la vita torni. Il Signore benedica tutte queste persone, vere e proprie cellule antitumorali”.
“Un ringraziamento va a tutte le persone che hanno reso possibile l’opera”, ha detto Suor Anna Maria Villa, rappresentante legale dell’Istituto. “Speriamo che non sia l’unica meta, ma ce ne siano altre da raggiungere, perché ci teniamo al “rilancio” delle sinergie con le realtà del territorio. Un secondo “grazie” va ai benefattori, perché senza di loro queste opere non si fanno. E, infine, un “grazie” a Dio, che dà a queste persone la forza di superare le paure e continuare a fare del bene”.
Il Professor Antonello Zangrandi, direttore generale dell’Istituto, ha ringraziato tutto il gruppo dell’Istituto, a partire dal Dottor Antonello Quadri e tutto il team di medici e farmacisti. “Suor Maria ha capito il bisogno di un progetto che puntasse sull’oncologia e, con il Dottor Quadri, ha creduto nel progetto nonostante i costi proibitivi, che ci hanno spinto a metterci in rete. Il ringraziamento va a Fabio Pezzoli e al Dottor Carlo Tondini, che hanno creduto nel progetto, e alla direttrice della farmacia Michela Franzin, che ha fatto sì che le preparazioni chemioterapiche realizzate nella farmacia del Papa Giovanni arrivassero in modo tempestivo qui da noi. E grazie anche alla Dottoressa Mariagiulia Vitalini. Per realizzare tutto questo abbiamo chiesto supporto all’Accademia di Licini, e senza il suo appoggio non so se ce l’avremmo fatta. Quella che raccontiamo oggi è la storia di persone che hanno unito le forze per dare un servizio. Mi ha colpito l’attenzione di tutti al proprio territorio e ai suoi bisogni. Ho vissuto in tanti territori, ma un attaccamento così non l’ho mai visto e ne sono commosso”.
La presentazione del servizio di oncologia è stata esposta dal responsabile, il Dottor Antonello Quadri: “L’open space ci consente di aumentare i posti per i trattamenti oncologici. Siamo riusciti a realizzarlo in brevissimo tempo ed ora abbiamo 9 poltrone e 2 posti letto nuovi, così da aumentare 4-5 pazienti al giorno per un totale di 20 pazienti a settimana circa e ridurre le liste d’attesa. Ringrazio l’amico Licini per il sostegno”.
Sono arrivati anche i graditi saluti della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con un messaggio letto in pubblico da Marzia D’Angelo, volontaria dell’Accademia: “La storia d’Italia è una storia di solidarietà. Questa è la straordinaria forza del volontariato, che dobbiamo proteggere e rafforzare con misure concrete. Abbiamo deciso di rilanciare l’attuazione della riforma del Terzo Settore e di destinare più fondi agli enti per i progetti di rilevanza nazionale”. La Premier ha anche ricordato che “L’Accademia alimenta il fiume della solidarietà nazionale e noi tutti siamo grati al fondatore, Giovanni Licini, e ai suoi volontari per ciò che fanno da oltre vent’anni. Un esempio virtuoso di senso di responsabilità, cooperazione e sostegno”.
Il Dottor Francesco Locati, direttore generale ASST Papa Giovanni XXIII, ha poi sottolineato che, nel nostro territorio “Le iniziative, quando partono, si completano. Il reparto è già completo dopo pochi mesi, quindi il messaggio del territorio è che l’azione viene prima della perfezione. La sperimentazione pubblico-privata è foriera di futuri progetti”.
E finalmente la parola è passata al fondatore e anima dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo, Giovanni Licini, che dopo i ringraziamenti alle autorità ha ripercorso la storia della collaborazione: “Nel settembre 2023 il Dottor Quadri e il Dottor Zangrandi mi presentano il progetto del nuovo reparto. D’accordo col consiglio, abbiamo organizzato diverse attività solidali per concretizzare l’obiettivo. Siamo partiti a dicembre, con le serate organizzate dalla Pallavolo Bergamo e gli sponsor, quelle con la Serramenti Pedretti e quelle dell’Accademia, tra cui quella di marzo alla Discoteca Amadeus con ospite Gian Piero Gasperini. Noi ci siamo stati e ci saremo sempre quando il territorio ha bisogno e perciò ringrazio tutti i nostri volontari”.
“L’Accademia si occupa di sport” ha detto Vittorio Bosio, Presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano, “ma anche di salute e solidarietà. Penso che Bergamo, in quanto a solidarietà, non sia seconda a nessun altro luogo”.
“La provincia bergamasca” ha commentato il Presidente regionale Attilio Fontana “riesce sempre a far convivere concretezza e generosità, andando al di là degli ostacoli, anche burocratici. Inoltre, avete dimostrato che la collaborazione tra pubblico e privato funziona. La sussidiarietà, su cui fondiamo la nostra azione, per noi non è solo un principio, ma si realizza ogni giorno nelle scelte che facciamo. È grazie all’attività delle associazioni, come l’Accademia di Giovanni Licini, che la Regione riesce ad aiutare i più fragili”. Insieme ad Attilio Fontana, erano presenti l’Onorevole Rebecca Frassini (deputata alla Camera), il Generale Vincenzo Tomei (capo di stato maggiore dell’Accademia della Guardia di Finanza), l’Assessora regionale alle infrastrutture e opere pubbliche Claudia Terzi e anche i Consiglieri regionali Roberto Anelli e Davide Casati, che peraltro sono membri della Commissione Sanità.
Roby Facchinetti, protagonista di una delle serate di raccolta fondi, è stato coinvolto per un saluto finale: “Licini ha la grande capacità di coinvolgere e travolgere. Sono felice di aver dato un mio piccolo contributo per la San Francesco e per la nostra città di Bergamo”.
Infine, Don Alberto Monaci, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Salute, ha impartito la benedizione. “Il bene diffonde il bene” ha sottolineato. “Qualche tempo fa un malato di tumore mi ha detto di aver scelto di farsi curare alla San Francesco perché l’oncologo, riferendogli le stesse cose che gli dicevano altrove, lo guardava negli occhi. Chiediamo che lo stile di cura possa essere quello da cui sono nate queste opere”.