Quarant’anni, una vita. Dal 1976 al 2016, dalla mansarda di Bergamo in cui è nata un’idea alla concretezza del Villaggio ospitalità di Cividino, un gioiellino che splende in tutta la Bergamasca e non solo. È l’anno di un traguardo importante, è l’anno delle quaranta candeline, ma allo stesso tempo è l’anno dei nuovi obiettivi: perché il nastro del milione di euro devoluto in beneficenza, tagliato con tanti sorrisi giusto un anno fa, altro non è uno stimolo a far meglio, a crescere ancora. Perché far del bene è la cosa che più conta, per l’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo. Dietro le quinte, nel 1976 come oggi, c’è sempre Giovanni Licini. Deus ex machina, anima e animatore di un’Accademia che non vuole più fermarsi: «Siamo partiti quattro decenni fa col sorriso e l’entusiasmo, continuiamo oggi col sorriso e l’entusiasmo», esordisce Licini.
Col sorriso nonostante la fatica. Montare e poi smontare, contattare gli sponsor da coinvolgere e le associazioni da aiutare, coordinare gli ospiti e allestire il tabellone. Non si è mai fermi, in pratica: «Non è un compito semplice, è vero, ma non possiamo tirarci indietro. E ogni difficoltà si supera solo con l’impegno per far sì che tutto vada a buon fine. È un lavoro immane: a ridosso del via, ad esempio, si sta al telefono dieci-dodici ore al giorno – spiega Licini -. E poi per i calciatori e gli allenatori questo è un periodo “caldo”, di trattative, e incastrare tutti gli impegni non è semplice. Va un po’ meglio con gli sciatori, vista la stagione», sorride l’anima dell’Accademia.
Ma come nasce ogni edizione dell’appuntamento principe dello sport coniugato alla solidarietà nella Bergamasca? «Si è sempre in movimento. Appena finisce il torneo, ci troviamo già per capire cosa si possa migliorare. Quindi occorre un mese per chiudere la contabilità, mentre luglio e agosto sono dedicati alle vacanze, ma il telefono squilla sempre, quindi alla fine dell’estate si programma l’azione dell’inverno. A Natale ci si trova per la tradizionale cena di auguri, che è il vero punto di partenza verso l’edizione successiva del Tennis: si avviano i contatti degli sponsor, e verso marzo abbiamo così il quadro delle possibili entrate, nel frattempo si coinvolgono i giocatori. Il bello è che spesso sono gli stessi giocatori a invitare altri conoscenti, promuovendo il torneo e il suo messaggio. Perché da noi si arriva come ospiti, ma si ritorna da amici – riconosce Licini -. Nel mezzo, ci sono poi gli importanti eventi legati al golf e allo sci». Con lo sguardo proiettato alla solidarietà: «Esatto, perché l’appuntamento più sentito cade a febbraio, quando consegniamo alle associazioni i fondi raccolti grazie al torneo. È per questo obiettivo che lavoriamo tutti: quando vai a erogare i soldi e vedi che il lavoro immane di sacrificio e impegno va a queste splendide persone realtà, allora tutto è ripagato».
Niente è lasciato al caso, nemmeno per quanto riguarda i riconoscimenti assegnato ogni anno dall’Accademia: «La scelta dei Golden Vip è un altro momento importante, non è mai facile assegnare questo premio, dietro c’è un lavoro prezioso – ragiona Licini –: i nostri premiati sono persone che svolgono un’attività al di sopra della normalità, sia nello sport che nella ricerca scientifica, e coloro che scegliamo sono delle eccellenze». Alla fine, quando vedi il Villaggio brulicare di volti noti e persone comuni, famigliari e vecchi amici, ecco che il sorriso spunta automaticamente. Alleggerendo ogni sforzo e regalando energie nuove per preparare l’appuntamento successivo.
Tennis 2016, dietro le quinte: Giovanni Licini, l’anima dell’Accademia
Maggio 28, 2016